C'era una volt

Storia delle elettriche Volvo

La transizione ecologica non è iniziata ieri, a Göteborg. Sin da tempi non sospetti si pensava, e si lavorava intensamente, ad auto a zero emissioni

Stiamo per entrare in un mondo di mobilità a zero emissioni. E la Volvo è impegnatissima in questa affascinante transizione. Che però parte da lontano; da molto lontano. Già nel 1974, all’indomani della crisi petrolifera seguita alla guerra del Kippur, alla Volvo immaginarono una vettura alimentata elettricamente. Una city car sperimentale lunga appena due metri e 68 centimetri con due porte laterali scorrevoli, due posti, un ampio portellone posteriore e un vano di carico enorme in rapporto alle dimensioni. Era pensata per un impiego misto: tender urbano e veicolo per le consegne postali. Il perimetro era percorso da fasce protettive in plastica; viaggiava sino a 70 km/h.



Diciotto anni più tardi, al Salone di Parigi del 1992, la Volvo presenta la ECC, che sta per Environmental Concept Car: un’auto che punta le sue carte migliori sulla tutela dell’ambiente. Non è un’elettrica pura, ma entra di diritto in questa rassegna per il coraggioso — per i tempi — powertrain ibrido, ben visibile nell’immagine. A parte il motore alimentato a batteria, la metà termica dell’insieme supera infatti le classiche logiche dell’unità endotermica che negli anni successivi avremmo visto più volte impiegata su questo genere di veicoli perché si tratta di una turbina a gas. Il tutto impattando il meno possibile sull’ambiente grazie alle linee profilate e alla costruzione leggera, interamente in alluminio, della scocca.



Ad aprile 2011 entra in produzione la C30 Electric, prima Volvo a zero emissioni prodotta in piccola serie. Nel corso dell’anno 250 clienti selezionati ricevono la vettura in Svezia, Norvegia, Belgio, Paesi Bassi, Francia, Germania, USA e Cina. La ricarica completa a 10 Ampère richiede almeno otto ore. Durante il rifornimento la corrente alternata viene convertita in corrente continua e immagazzinata nelle batterie; durante la guida un inverter la trasforma nuovamente in alternata. L’autonomia è di 150 km. Un climatizzatore autonomo a bioetanolo permette di gestire la temperatura dell’abitacolo senza incidere sulle prestazioni del pacco accumulatori.



Se un’ibrida è una via di mezzo tra una termica e un’elettrica, un’ibrida plug-in si inserisce nel solco tra l’ibrida tradizionale e il veicolo a zero emissioni. Oltre al normale scambio di flussi tra i due motori, con l’elettrico che recupera l’energia cinetica dispersa in rilascio e in frenata, l’ibrida “alla spina” dispone di un alimentatore come quello delle elettriche che aumenta l’autonomia in modalità zero emissioni per alcune decine di chilometri. Durante i quali il motore a benzina viene isolato e ignorato dalla catena cinematica, cosicché la vettura può entrare (compatibilmente con le limitazioni stabilite dalle amministrazioni locali) anche nelle zone a traffico limitato. Ma è possibile anche il contrario: viaggiare solo termico, escludendo l’elettrico così da preservare la carica degli accumulatori. La XC60 Plug-in concept del 2014 è stata un interessante esempio in questo senso.



Se la C30 Electric è stata un appetizer, il primo piatto completo nel menu delle elettriche Volvo si chiama XC40 Recharge: la prima elettrica di grande diffusione, resa disponibile sui mercati nel corso del 2020. In un’epoca di transizione come la nostra, il powertrain pure electric (di cui questa immagine lascia intuire la compattezza e il basso impatto sui volumi abitabili) è alternativo ai propulsori tradizionali tuttora disponibili sulla gamma. Un modo per accompagnare il cliente verso una mobilità diversa offrendogli nella medesima misura certezze (si tratta di una vettura visualmente uguale alle altre acquistabili in concessionaria) e innovazione (è silenziosissima, non emette alcun inquinante, entra nelle zone a circolazione limitata).



Il futuro è già cominciato, alla Volvo. Mentre tutti si preparano, a livello normativo e industriale, alla riconversione degli impianti, all’allestimento delle infrastrutture e al cambiamento delle abitudini alla Volvo è già tutto pronto. Anche grazie allo stimolo che, come abbiamo potuto vedere, arriva da un impegno e da una visione che sono partiti molto, ma molto tempo fa. Oggi la gamma Volvo, oltre alla XC40 Recharge in secondo piano, propone la C40 Recharge. Che ha superato l’ennesimo step: quello di essere la prima Volvo progettata per funzionare unicamente in elettrico, oltre che la prima crossover made in Göteborg. Un’idea nuova anche per lo stile, le proporzioni, i sistemi di vendita. E siamo solo all’inizio. Anzi, come dicevamo: no.



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