CARICO DI RESPONSABILITÀ

Le Volvo da trasporto

La funzionalità è stata sempre al centro dell’attenzione, per i progettisti Volvo. In modo particolare nel caso di queste derivazioni commerciali

Le Volvo hanno sempre avuto una netta vocazione alla funzionalità e al trasporto. Sin dalle origini. Risale infatti al 1927, primo anno di produzione, questa PV4 furgonata, di cui la Casa forniva il telaio nudo che veniva poi abbigliato da carrozzerie esterne specializzate in questo genere di esecuzioni. Ne fecero appena 27, contro le 694 berline della medesima serie. Ma bastarono a indicare una strada che sarebbe stata battuta con successo negli anni a venire. Nella fattispecie questo furgoncino della prima ora portava le insegne del fornaio Andersson; l’ufficio del telegrafo di Göteborg si fece allestire, nello stesso periodo, alcuni pick-up sulla stessa base meccanica.



Nell’immediato dopoguerra le linee delle Volvo sono cambiate parecchio, con raccordi più morbidi, paraurti cromati e ruote in lamiera a disco. Rimane, tuttavia, la medesima filosofia che ha ispirato le prime derivazioni da trasporto: la fabbrica costruisce il telaio, poi specialisti esterni la completano con il body più appropriato a seconda degli impieghi previsti (trasporti di stampati per conto di una tipografia, in questo caso). Il modello raffigurato è una PV61ch (per châssis), realizzata dal 1946 al 1960 in 500 unità. È stata, la PV61, l’ultima derivata commerciale Volvo a montare un motore sei cilindri in linea.



Anche se non sono mancate alcune PV445 (la derivazione a telaio separato della PV444) carrozzate da fornitori esterni — è il caso della vettura per il trasporto di dolciumi che avete trovato sotto il titolo di questo approfondimento — la grande novità della Volvo Duett è che per la prima volta è la Volvo stessa a realizzare il veicolo finito in tutte le sue parti, così come viene poi consegnato al cliente finale. Questo avviene perché è disponibile una base di lavoro — la giardinetta per il trasporto promiscuo di cose e persone — che con poche modifiche viene dotata di pannellature laterali al posto dei vetri, trasformandosi a tutti gli effetti in un furgoncino. In questa immagine, una Duett P210 furgonata della società telefonica svedese Tele.

Del tutto sconosciuta da noi, è esistita — a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80 — una versione van della 245, offerta sia con le pannellature laterali al posto dei cristalli (come in questa immagine) sia con i normali vetri della station wagon. Su entrambe le varianti una paratia separava il vano di carico dai posti anteriori; il fondo del piano era ricoperto da listelli di legno. Dall’estate 1978 venne resa disponibile anche una versione a tetto rialzato (solo lamierata, in quel caso). Fu un modello popolare specie in Norvegia, Danimarca e Olanda, Paesi nei quali la tassazione per i veicoli da trasporto era particolarmente agevolata.



Anche se oggi il catalogo della Volvo non ha una derivata commerciale, qualunque modello può trasformarsi in un delivery van grazie alle potenzialità dell’auto connessa, che si concretizzano nell’in car Delivery. L’App Volvo On Call permette infatti di gestire da uno smartphone, insieme a tante altre funzioni, anche la ricezione di un pacco nel portabagagli della propria vettura, ovunque essa sia parcheggiata, grazie a una chiave digitale usa e getta. E così anche una SUV come questa XC60 (ma il discorso vale per qualunque modello) si trasforma in un supporto logistico di grande praticità.