Cento per cento

Le Volvo della Serie 100

Tra il 1966 e il 1975 rappresentò la gamma fondamentale del marchio. Ne ripercorriamo le varianti e le evoluzioni.

È un modello di importanza capitale, la Serie 100, per la Volvo. Al suo apparire inaugura, tra l’altro, un sistema di identificazione semplice e chiaro che verrà mantenuto per anni: la prima cifra per la serie costruttiva (100), la seconda per il numero dei cilindri, la terza per quello delle porte.

Ecco così che l’iniziatrice, la 144 presentata ad agosto 1966, è una berlina a quattro cilindri e quattro porte. Sin dall’inizio c’è scelta tra due motori della serie B18, l’A da 85 cavalli e il B da 115. Meccanicamente legata alle esperienze della Amazon, stilisticamente è tutta nuova.

Aderisce allo stile razionalista dell’epoca, fatto di linee tese, semplici e funzionali. Con quella terza luce laterale che aumenta enormemente la luminosità interna.



A giugno 1967 arriva il primo sviluppo della gamma: la 142, ovvero la berlina a due porte, con le stesse caratteristiche meccaniche della 144.

È un genere di carrozzeria che dalle nostre parti non ha mai conosciuto una grande diffusione ma che in Europa centrale e settentrionale è stato viceversa sempre molto apprezzato: permetteva di contenere leggermente pesi e costi, dava certezza assoluta che i bambini trasportati dietro non aprissero le porte durante la marcia, conferiva alla vettura un aspetto più dinamico, specie se in una tinta sgargiante come questo bel rosso.

Sino al 1974 ne vennero costruite ben 412.986 unità, contro i 523.808 esemplari di 144, che ebbe dalla sua anche il “vantaggio” di quasi un anno di produzione in più.



Quando, a marzo 1968, sbarca la 145, cioè la station wagon della gamma, marca una netta evoluzione nella serie delle giardinette Volvo, sino ad allora composta da Duett e Amazon (entrambe ancora in produzione, sia pure oramai a fine ciclo).

Il portellone è in un solo elemento, con cerniere ancorate sul tetto in modo da permettere un angolo di apertura particolarmente favorevole. Come opzione, è possibile richiedere un divanetto (estraibile dal piano di carico) in posizione opposta a quella di marcia nel quale trovano spazio due bambini.

Il mantenimento delle stesse porte posteriori della berlina consente di ridurre i costi di magazzino, e quindi le eventuali riparazioni. Inizialmente la parte terminale della terza luce laterale è apribile a compasso.



Ben altro il ruolo della bella 164 (sei cilindri, dunque) che arriva a settembre 1968. Riuscitissimo esempio di vettura “modulare”, è di base una 144 con un volume anteriore allungato di 10 cm e ridisegnato secondo uno stile molto più solenne e imponente.

Lo “stretching” non è solo una scelta di design, ma una necessità pratica: sotto il cofano c’è infatti un sei cilindri in linea, il B30, che altro non è se non il B20 (che nel frattempo ha debuttato sulla 144) con due cilindri in più.

Ed è un tremila di cilindrata. Vettura di classe sublime, la 164 è la variante della Serie 100 che resterà più a lungo in produzione: sino al 1975, mentre invece le quattro cilindri termineranno il loro ciclo un anno prima.



Mai importata in Italia, la Express del 1969 è la versione “grandi carichi” della 145: il padiglione è infatti rialzato, ma solo dal montante B all’indietro: lo scalino che volutamente si forma in questo modo permette di alloggiare un pratico portapacchi sopra la cabina di guida.

Oltre che in questa versione promiscua, la 145 Express viene fornita anche con i vetri delle porte posteriori (nonché le terze luci laterali) occlusi da pannelli lamierati: in questo caso non è montato il divano posteriore, la vettura diventando nella sostanza una furgonetta.

In entrambe le varianti l’altezza di carico utile supera il metro, avvicinandosi (con uno scarto di pochi millimetri) al record in precedenza detenuto dalla Duett.



Nel corso dei suoi otto anni di produzione, la Serie 100 si aggiorna continuamente, perpetuando la politica dell’evoluzione senza sconvolgimenti tanto cara alla clientela. E tanto utile a consolidare i consensi commerciali.

In questa foto, una 145 DL model year 1971, riconoscibile per la nuova calandra nera e i fari contenuti in alloggiamenti separati. Cambiano anche i cerchi ruota, le maniglie delle porte (incassate) e numerosi dettagli interni; il passo è allungato di 2 cm.

Queste modifiche, estese anche alle berline, non interessano le versioni di accesso della gamma, che conservano la precedente mascherina raddoppiando di fatto l’offerta e rendendo disponibile un prodotto equivalente a un prezzo più vantaggioso, in modo che ogni cliente trovi la Volvo a lui più adatta.



Ecco l’ultima evoluzione della Serie 100: il model year 1974, presentato nell’estate 1973. La calandra nera con fari integrati, già apparsa l’anno prima insieme con una plancia ridisegnata, si armonizza bene con i nuovi paraurti molto sporgenti, in grado di resistere senza deformarsi a impatti sino a 5 km/h.

Altri aggiornamenti dell’ultimo anno sono le porte anteriori senza più deflettore, le corniere cromate sui cerchi delle DL, il serbatoio carburante in posizione di sicurezza e accessibile tramite uno sportellino, i tergifari di serie sulle vetture per il mercato interno, al pari dei sedili anteriori riscaldabili.

Modifiche che l’anno successivo saranno poi estese alla Serie 200. Ma questa è un’altra storia. Ve la racconteremo presto.