CODICE SEGRETO

I nomi delle Volvo

Perché le Volvo si identificano con delle cifre o delle combinazioni alfanumeriche? Che significato hanno? Vi spieghiamo tutto

La prima Volvo del dopoguerra è la PV444, presentata nel 1944. Le due sigle indicano Person Vagn, cioè veicolo per il trasporto di persone, un prefisso che a Göteborg impiegarono già nel 1927 sulla PV4, secondo modello in assoluto della marca. La cifra indica quattro posti, quattro cilindri e quarto modello con questo frazionamento dopo le precedenti ÖV4, ÖV4 TV e PV4 degli anni Venti. Come si può notare dall’immagine, che ritrae il laterale del cofano motore di una PV444 A del 1947, primo anno effettivo di produzione, sulla vettura compare solo la parte numerica: PV viene, di fatto, sottointeso. Quando, nel 1958, la sostituisce la PV544, il naming resta quasi lo stesso. Viene modificata solo la prima cifra, visto che la versione aggiornata è omologata per cinque persone.



Tra il 1956 e il 1961 i nomi delle Volvo non hanno una direzione univoca. La Amazon viene chiamata così solo sul mercato interno; all’estero, per una questione di registrazione dei diritti, viene ufficialmente identificata con una serie di cifre (120, 121, 122, 130 a seconda delle versioni) anche se poi, nel linguaggio popolare, è per chiunque la Amazon, a tutte le latitudini. Mentre la P1900 Sport non fa riferimento alla cilindrata (è infatti una millequattro), nel caso della P1800 — in seguito 1800 S, dove S sta per Sverige in modo da distinguerla dai primi esemplari assemblati nel Regno Unito — la cifra indica la capacità del motore. E resterà, come tale, un caso unico nella storia della marca.



Con la Serie 100 del 1966 la Volvo mette ordine nel proprio sistema di denominazione, con una gerarchia molto semplice ed efficace che rimarrà in uso per oltre quindici anni, sino all’alba degli anni ’80. La prima cifra rappresenta la serie costruttiva, la seconda indica i cilindri, la terza il numero delle porte. In questo modo, in un mercato ancora relativamente poco complesso, non serve neppure posporre un’indicazione quale Station Wagon o simile visto che la 145, derivata da un’auto a tre volumi che ha due o quattro porte (e che, come tale, si chiama 142 o 144) sarà per forza di cose una familiare, tanto per usare l’espressione più frequente negli anni Sessanta. In quest’epoca la targhetta con il nome del modello è sul parafango anteriore, come nel caso di questa 164 del 1968.

Quando debutta la 760, nel 1982, l’articolazione dell’offerta è tale che il trittico composto da serie, cilindri e porte non basta più a identificare con immediatezza una versione: occorre, quantomeno, aggiungere — esternamente a questa cifra — la cilindrata e magari anche informazioni sull’alimentazione o la sovralimentazione. A quel punto il “nome” principale viene semplificato con uno zero: quindi 760 e non 764, come a rigore si sarebbe chiamata la berlina secondo il precedente sistema. La cifra interna non indica più il numero dei cilindri ma fornisce indizi di massima su alcune caratteristiche: una 340 ha un motore più piccolo di una 360; una 480 e una 780 sono delle coupé.



Nel 1995 la Serie 40 introduce una rivoluzione nei sistemi di identificazione, per molti versi necessaria anche perché, dovendo distinguere i nuovi modelli dai precedenti, sarebbe stato difficile trovare “centinaia” libere e coerenti: erano infatti disponibili solo 500 e 600. Per questa ragione arrivano le decine invece che le centinaia, precedute da una lettera: S per Sedan, berlina, V per Versatility, che indica le station wagon. Inizialmente le decine pari (40, 60, 80) sono riservate alle berline, le dispari a tutte le altre carrozzerie. Nel corso degli anni questo naming, tuttora in uso a quasi trent’anni dal suo varo, viene completato dai prefissi C per coupé, cabriolet e crossover (C30, C70 e C40) e XC per le vetture “alte” (XC70, XC60, XC90 e così via).



Con il recentissimo debutto della EX90, seconda vettura Volvo nata con alimentazione esclusivamente Pure Electric, è arrivata una novità anche a livello di denominazione. Le lettere sono sempre due, c’è la X che indica un modello Suv e il 90 che identifica a colpo sicuro l’alto di gamma. Ma invece che XC la sigla iniziale è diventata EX, e il fatto che la E di Electric sia il primo elemento che si incontra quando si legge o si pronuncia il nome di questa nuova Volvo indica quanto sia importante l’impegno per la transizione elettrica, che anticiperà persino le tempistiche indicate dall’Unione Europea. Un nome molto simile eppure diverso per un’auto con i valori di sempre e un approccio nuovo e aperto al futuro e alla sostenibilità. Anche questo è essere autenticamente, e profondamente, Volvo.

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