CUGINE DI CAMPAGNA

Ai molti ai quali la propria Volvo piace sempre perfettamente pulita, questa immagine potrà apparire sulle prime quantomeno insolita. Però è estremamente rassicurante. La proverbiale sicurezza di ogni Volvo passa infatti anche dalla possibilità di poter sporcare la propria vettura quando l’asfalto finisce e al suo posto compaiono fango, fondi irregolari e magari piccoli guadi. Anche se non ha mai costruito fuoristrada propriamente detti, dal 1997 la Volvo — con la serie trasversale Cross Country — ha inaugurato il genere delle vetture con assetto rialzato, trazione integrale e protezioni del sottoscocca. Come nel caso di questa XC70 di seconda generazione (o prima, visto che a rigore quella che la precedette si chiamava V70 Cross Country).

È nuovamente una XC70, quella che in questa immagine affronta con la massima nonchalance un piccolo corso d’acqua. Appartiene tuttavia alla generazione successiva alla precedente, quella prodotta tra il 2008 e il 2016, facilimente distinguibile per i gruppi ottici posteriori a base allargata e parzialmente integrati nella parte interna del portellone. Come già le Cross Country precedenti include, tra i suoi dettagli di stile, i codolini neri sui parafanghi e rail neri sul tetto con incisa la scritta identificativa. Anche i cerchi in lega leggera sono di disegno specifico. L’introduzione, in questa serie, dell’Hill Descent Control limita automaticamente la velocità in discesa adeguandola all’angolo che la vettura si trova a percorrere.

La calorosa accoglienza tributata dal mercato al concetto Cross Country fa sì che, nel tempo, si determini una separazione tra le linee di prodotto XC, sigla che a metà degli anni ’10 viene riservata alle SUV, e le Cross Country tout court, versioni “en désangagé” di modelli nati originariamente con diverse destinazioni. Come nel caso della compatta V40 Cross Country, che debutta nel 2013 e che ottiene un apprezzamento importante. I paraurti con piastre sottoscocca sono specifici, così come la griglia frontale a nido d’ape, le barre portatutto e i gusci dei retrovisori. Sotto i fianchi corrono protezioni sottoporta. L’assetto rialzato di 40 mm è la modifica meccanica più evidente; la trazione integrale c’è, ma solo in abbinamento al motore 2.5 T cinque cilindri a benzina. Con gli altri propulsori la V40 Cross Country è infatti a trazione anteriore.

Mentre altri costruttori concentrano sulle station wagon (talora sulle coupé) esecuzioni ispirate alle Cross Country della Volvo, la capacità degli ingegneri di Göteborg di intercettare le esigenze del mercato declinando in Cross Country gran parte della propria gamma raggiunge l’apogeo con la S60 Cross Country: caso unico di berlina a tre volumi con assetto rialzato. Poche altre automobili al mondo hanno avuto un aspetto tanto singolare, visto che alla classicità della sedan con bagagliaio separato e cofano posteriore distinto dal lunotto si unisce quel feeling da fondi difficili tipico di questa gamma trasversale. In esecuzione Cross Country la seconda generazione della S60 ha una luce libera da terra di ben 20 centimetri ed è disponibile con la trazione All Wheel Drive con ripartizione automatica della coppia oppure con le sole ruote motrici anteriori.

Ed ecco, come nelle migliori tradizioni familiari, una foto di gruppo che ritrae la famiglia delle station wagon Cross Country al gran completo: da sinistra, in blu, la prima V70 XC del 1997 — che rappresentò il debutto assoluto della trazione integrale su una Volvo – quindi la V70 XC del 2000 la quale nel 2003 assunse la denominazione di XC70 per assonanza con la XC90 da poco presentata e ancora, bianca, la XC70 del 2007. A destra, la massima espressione della Cross Country dei nostri giorni: la V90 Cross Country, oggi disponibile con due powertrain mild hybrid B4 (a gasolio) e B5 (a benzina), entrambe 4x4 e con trasmissione automatica. E così, anche sulle Volvo “alte”, l’elettrificazione si fa strada.