Dummies for Volvo

Storia dei manichini

Sono oltre cento i simulacri di persone umane che collaborano quotidianamente con i progettisti per il miglioramento delle condizioni di sicurezza

“Dai, che anche stavolta è andata bene”. Questo indica Clive, con il pollice alzato, dopo che la sua S40 è uscita un po’ ammaccata — lui però è assolutamente indenne — dall’impatto laterale con una XC90. L’incidente è avvenuto il 5 gennaio 2004 sotto le volte del Cobo Center in occasione del North American International Auto Show, altrimenti conosciuto come il Salone di Detroit.
Clive è un prezioso collaboratore della Volvo. Uno degli oltre cento manichini che compongono la squadra che lavora ogni giorno, fianco a fianco con gli ingegneri e gli altri tecnici della marca, per migliorare la sicurezza delle vetture. Un’équipe straordinaria che ha iniziato a prestare la propria opera oltre mezzo secolo fa, a metà degli anni ’60.



I primi manichini avevano una configurazione piuttosto semplice; nel corso degli anni il loro livello di sofisticazione tecnologica è costantemente aumentato, e si sono specializzati nella valutazione di impatti anteriori, posteriori o laterali.
Ogni manichino ha un costo base valutabile in almeno 150mila euro. All’inizio del millennio la squadra di “dummies” impegnata nei soli test di collisione contava su diciannove membri, otto dei quali adulti e undici bambini; il più piccolo rappresentava un neonato dal peso di tre chilogrammi. La Volvo ci ha sempre tenuto a umanizzare il più possibile questi suoi aiutanti. Ad esempio, allestendo per loro un set fotografico a bordo di questa C70 Cabriolet con papà, mamma, due bambini e il cesto per il pic-nic.



Non tutti i manichini sono fortunati come Clive: per poter raggiungere i livelli di sicurezza desiderati, a volte alcuni suoi colleghi si “feriscono”, nel corso dei crash test. E lo fanno con generosità, perché lo stesso non debba succedere a noi. In generale ogni manichino è in grado di subire cinque incidenti gravi prima di essere sottoposto a una completa riabilitazione strutturale (più scientificamente parlando, una ritaratura) come quella che potete vedere in questa immagine.
Grazie alla possibilità di essere ricondizionati — oltre che aggiornati — grazie agli specialisti del Centro di Sicurezza di Torslanda, i manichini hanno una vita molto lunga: i veterani hanno ben oltre trent’anni di servizio durante i quali sono stati protagonisti di migliaia di collisioni.



Su ogni manichino sono presenti oltre cento punti di misurazione che vengono utilizzati per registrare le forze esercitate sulla testa, sul collo, sulla colonna vertebrale, sul petto, sul bacino e sulle gambe nel corso della sequenza di collisione. In questa immagine Laura Thackray, ingegnere biomedico e progettista nel settore della sicurezza, si sta occupando di Linda, manichino di donna incinta.
Linda è una tappa fondamentale nella sicurezza di tutti gli occupanti di una Volvo, perché il trauma dovuto a incidenti stradali è, purtroppo, la causa principale di morte durante la gravidanza. L’addome, la zona pelvica e le anche di Linda riproducono fedelmente il corpo di una donna in gravidanza. C’è persino il feto. E anche il nascituro ha un nome: Kira.



Clive, Linda e i loro colleghi non lavorano necessariamente e unicamente a bordo di una Volvo, ma anche fuori. Per strada, così da valutare (e ridurre) le conseguenze di un investimento da parte di un’automobile. A questo provvedono, in particolare, Bob e Bob Junior, che nei primi anni Duemila hanno aiutato i progettisti a sviluppare il sistema di rilevamento pedoni connesso alla frenata automatica del veicolo.
Prima che la vettura attivi i freni da sé, due segnali (acustico e visivo) vengono emessi per allertare il conducente dell’imminenza del pericolo e suggerirgli di frenare. Nel caso in cui il messaggio non venga recepito, in un tempo infinitamente breve scatta l’arresto automatico della vettura. Per la più grande soddisfazione di Bob & Bob, che per una volta possono rientrare alla base incolumi.



Ed ecco di nuovo Linda nell’esercizio delle sue funzioni: mentre va a farsi un giro in macchina. A parte la ricostruzione anatomica del corpo di una donna incinta, Linda è un Hybrid-III, cioè un tipo di manichino composto da parti metalliche e materiali sintetici che riproducono tessuti molto avanzati, persino l’epidermide umana.
Le dimensioni corporee e lo stato di avanzamento della sua gravidanza sono “regolabili” in modo da rappresentare il più ampio spettro possibile di casistiche reali. In attività dal 2002, Linda ha aiutato a studiare, in particolare, il corretto posizionamento della cintura di sicurezza e il meccanismo dei traumi fisiologici causati dall’urto. Ma anche gli effetti dell’apertura degli airbag sul nascituro.