Ho preso la scossa

La C30 Electric

Già dodici anni fa c’era una Full Electric nella gamma Volvo. Approfondiamo alcuni contenuti di questa autentica innovatrice

Non è la prima volta che ci occupiamo della C30 Electric, e neppure sarà l’ultima. Perché non è da tutti poter dire con orgoglio che già nel 2011, quando la transizione ecologica appariva di là da venire, esisteva una vettura full electric nella propria gamma. Approfondiremo qui alcuni aspetti meno noti della prima elettrica di serie della Volvo per rimarcare che l’innovazione — a Göteborg — è una strategia di lungo corso. E che qualunque scelta sia stata fatta oggi è il frutto di idee, investimenti, progetti e visioni che arrivano da lontano e che andranno ancora oltre a quanto oggi la marca esprime con i propri prodotti. A definire la C30 Electric provvide, tra le altre, una cooperazione con la Siemens per la fornitura del motore elettrico; la Volvo fornì tra l’altro alla Siemens 200 esemplari di C30 Electric per la sua flotta aziendale.



La C30 Electric ha significato anche di più di quanto non abbia fatto la sua disponibilità come variante di serie alternativa alle versioni endotermiche. È stata infatti una vettura-laboratorio che ha permesso di studiare le possibilità della ricarica induttiva per i veicoli elettrici, testando la tecnologia a bordo di un esemplare appositamente predisposto. La ricarica induttiva utilizza un campo elettromagnetico invece di un cavo per trasferire energia tra due oggetti: una prima bobina crea un campo elettromagnetico alternato da una stazione base di ricarica mentre una seconda, a bordo del veicolo, preleva energia da questo campo elettromagnetico e la riconverte in elettricità che carica la batteria. Dunque stiamo parlando di un’auto di oltre dieci anni fa che sperimentava soluzioni che vedremo in un futuro non così prossimo. Ma che conosceremo anche grazie a lei.



In attesa degli sviluppi, tuttora allo studio, della carica a induzione su larga scala, la C30 Electric si alimentava — come le Volvo Pure Electric dei nostri giorni — via cavo. La seconda release della vettura, apparsa nel 2013, proponeva diversi caricabatterie a seconda degli impieghi. Il tipo rapido, quello con il cordone giallo e il connettore piccolo, offriva una maggiore flessibilità di ricarica lavorando tra 0 e 16 Ampère. Il cavo rosso era un caricabatterie trifase (16-32 Ampère) mentre il blu serviva per le stazioni di carica permanenti, quali uffici, utenze domestiche o colonnine (0-32 Ampère). I tre cavi di ricarica davano la possibilità di alimentare la vettura in luoghi diversi, quali che fossero le caratteristiche della rete.

Con la serie lanciata nel 2013 la Volvo C30 Electric era equipaggiata di un motore Siemens la cui potenza di picco era di 89 kW (120 cavalli) e la coppia, che raggiungeva i 250 Nm, era disponibile — com’è tipico delle vetture elettriche — già a zero giri, il che marca una sostanziale differenza di rendimento e versatilità d’impiego rispetto a qualunque power unit tradizionale. L’accelerazione 0-70 km/h in 5,9 secondi conferma le potenzialità di questa alimentazione. L’eleganza della consolle centrale “sospesa”, tipica di tutte le C30, era sottolineata dal joystick azzurro con quattro posizioni: retromarcia, folle e marcia normale oppure autostradale (H): in quest’ultimo caso veniva disattivato il recupero di energia in rilascio, in modo da fornire la massima potenza possibile.



Il caricabatterie rapido che abbiamo visto poc’anzi, il primo del genere mai utilizzato su un’automobile, permetteva grazie all'alimentazione trifase una carica completa in un’ora e mezza. Ma il livello di innovazione della C30 Electric si esprimeva anche con la possibilità di lasciare ai conducenti la scelta e il controllo del programma di ricarica. L’architettura del sistema consentiva al guidatore di controllare l’avanzamento dell’alimentazione mentre la vettura era collegata a una normale presa di corrente ma, soprattutto, indirizzava i costi energetici direttamente sulla bolletta del proprietario dell'auto. Ancora: il conducente impostava il tempo e l'importo da ricaricare o direttamente dalla macchina (come si vede in questa foto) o da remoto, tramite smartphone o tablet. Ancora una volta è bene ribadirlo: tutto questo succedeva già oltre dieci anni or sono. È questo il vero senso dell’innovazione, per la Volvo: non promettere. Fare.