LA CONQUISTA DELLO SPAZIO

Le Volvo… a tutto volume

Dalla Duett alle SW con i sedili contromarcia, dalla XC90 a sette posti alla recentissima EM90, prima monovolume della marca

Si sta facendo un gran parlare, in queste settimane, della EM90, la prima monovolume della Volvo, appena presentata. Non è una novità che la Volvo costruisca vetture funzionali, versatili, amiche della famiglia e di chi — per le ragioni più diverse — abbia la necessità di trasportare cose e persone in quantità. L’arrivo della EM90 è solo una conferma di una vocazione già espressa sin dai tempi della Duett. E non è un caso che la Volvo più spaziosa di sempre arrivi nel 70esimo anniversario della PV445 (più oltre, PV210), meglio nota — appunto — con la denominazione informale di Duett, che indicava sinteticamente il doppio uso per il lavoro e per il diporto. Come suggerisce efficacemente questa immagine dell’epoca.



Tra la Duett, una station wagon particolarmente efficace nella sua essenzialità, e le Suv (nonché la monovolume) del nostro tempo sono esistite generazioni di station wagon, dalla 145 del 1969 alla V70 di seconda generazione in questa immagine, che hanno risolto la necessità di maggiore spazio a bordo con un piccolo divanetto contromarcia adatto a ospitare due bambini. Quando non era in uso questo sedile supplementare veniva ripiegato sotto il piano di carico, senza sottrarre spazio ai bagagli. Ovviamente, ognuno dei piccoli occupanti aveva una cintura di sicurezza a tre punti dedicata con fermafrustini integrati; una maniglia apriporta incassata nel rivestimento interno del portellone ne permetteva un’agevole apertura dall’interno.



Da noi non se ne sono viste molte, giacché nel Vecchio Continente le versioni a cinque posti sono andate per la maggiore. Però la prima generazione della XC90 (2002) ha avuto, tra gli altri, il merito di essere anche la prima Volvo a sette posti con tre file “ordinarie” di sedili (vale a dire: tutti orientati, compresi i due in fondo, nel senso di marcia). Lo spazio di quella che è ugualmente stata la prima Suv della marca permise di far convivere questo abitacolo straordinariamente spazioso con uno spazio residuale di carico, comunque utilizzabile, dietro la terza fila. Fu la risposta della Volvo a una domanda di mobilità diversa che iniziava a prendere piede, vent’anni fa, soprattutto negli Stati Uniti: far convivere spazio, eleganza e — ovviamente — la massima sicurezza possibile in un’unica vettura.



La transizione elettrica, che per la Volvo sarà volontariamente ancora più rapida e decisa di quanto ha stabilito, nel suo calendario, l’Unione Europea, rende possibile non solo una poderosa limitazione dell’impronta di carbonio — che passa anche dal totale azzeramento delle emissioni, che su un’elettrica evidentemente non esistono — ma anche un più funzionale sfruttamento degli spazi interni. Questo perché gli ingombri del powertrain elettrico sono infinitamente inferiori a quelli di una vettura termica, e applicare questa compattezza della meccanica a un veicolo, come la EM90, che punta tutto sullo spazio è una carta vincente perché… piove sul bagnato. Lo spazio, cioè, si moltiplica, senza interferenze di elementi estranei alla zona living e bagagli.



Quante volte abbiamo sentito l’espressione “ti porteresti dietro la casa”, prima di andare in vacanza? Ecco, nel disegnare la EM90 la Volvo ha preso proprio la casa, intesa come massima espressione della confort zone, come suo riferimento. La nuova monovolume ha sei posti su poltroncine individuali, due ampie porte scorrevoli laterali per l’accesso alla seconda e alla terza fila e un’autonomia — anche quella è un elemento di comodità, intesa nel senso più ampio del termine – di ben 738 chilometri secondo il ciclo CLTC; la ricarica all’80% avviene in meno di mezz’ora. Oltre al grande display a centro plancia da 15,4 pollici ce n’è un secondo da 15,6, articolato sul padiglione, a servizio dei passeggeri centrali e posteriori. Già disponibile in Cina, la EM90 sarà successivamente proposta anche sugli altri mercati mondiali.



Si sta facendo un gran parlare, in queste settimane, della EM90, la prima monovolume della Volvo, appena presentata. Non è una novità che la Volvo costruisca vetture funzionali, versatili, amiche della famiglia e di chi — per le ragioni più diverse — abbia la necessità di trasportare cose e persone in quantità. L’arrivo della EM90 è solo una conferma di una vocazione già espressa sin dai tempi della Duett. E non è un caso che la Volvo più spaziosa di sempre arrivi nel 70esimo anniversario della PV445 (più oltre, PV210), meglio nota — appunto — con la denominazione informale di Duett, che indicava sinteticamente il doppio uso per il lavoro e per il diporto. Come suggerisce efficacemente questa immagine dell’epoca. \n\n\n\n

Tra la Duett, una station wagon particolarmente efficace nella sua essenzialità, e le Suv (nonché la monovolume) del nostro tempo sono esistite generazioni di station wagon, dalla 145 del 1969 alla V70 di seconda generazione in questa immagine, che hanno risolto la necessità di maggiore spazio a bordo con un piccolo divanetto contromarcia adatto a ospitare due bambini. Quando non era in uso questo sedile supplementare veniva ripiegato sotto il piano di carico, senza sottrarre spazio ai bagagli. Ovviamente, ognuno dei piccoli occupanti aveva una cintura di sicurezza a tre punti dedicata con fermafrustini integrati; una maniglia apriporta incassata nel rivestimento interno del portellone ne permetteva un’agevole apertura dall’interno. \n\n\n\n

Da noi non se ne sono viste molte, giacché nel Vecchio Continente le versioni a cinque posti sono andate per la maggiore. Però la prima generazione della XC90 (2002) ha avuto, tra gli altri, il merito di essere anche la prima Volvo a sette posti con tre file “ordinarie” di sedili (vale a dire: tutti orientati, compresi i due in fondo, nel senso di marcia). Lo spazio di quella che è ugualmente stata la prima Suv della marca permise di far convivere questo abitacolo straordinariamente spazioso con uno spazio residuale di carico, comunque utilizzabile, dietro la terza fila. Fu la risposta della Volvo a una domanda di mobilità diversa che iniziava a prendere piede, vent’anni fa, soprattutto negli Stati Uniti: far convivere spazio, eleganza e — ovviamente — la massima sicurezza possibile in un’unica vettura. \n\n\n\n

La transizione elettrica, che per la Volvo sarà volontariamente ancora più rapida e decisa di quanto ha stabilito, nel suo calendario, l’Unione Europea, rende possibile non solo una poderosa limitazione dell’impronta di carbonio — che passa anche dal totale azzeramento delle emissioni, che su un’elettrica evidentemente non esistono — ma anche un più funzionale sfruttamento degli spazi interni. Questo perché gli ingombri del powertrain elettrico sono infinitamente inferiori a quelli di una vettura termica, e applicare questa compattezza della meccanica a un veicolo, come la EM90, che punta tutto sullo spazio è una carta vincente perché… piove sul bagnato. Lo spazio, cioè, si moltiplica, senza interferenze di elementi estranei alla zona living e bagagli. \n\n\n\n

Quante volte abbiamo sentito l’espressione “ti porteresti dietro la casa”, prima di andare in vacanza? Ecco, nel disegnare la EM90 la Volvo ha preso proprio la casa, intesa come massima espressione della confort zone, come suo riferimento. La nuova monovolume ha sei posti su poltroncine individuali, due ampie porte scorrevoli laterali per l’accesso alla seconda e alla terza fila e un’autonomia — anche quella è un elemento di comodità, intesa nel senso più ampio del termine – di ben 738 chilometri secondo il ciclo CLTC; la ricarica all’80% avviene in meno di mezz’ora. Oltre al grande display a centro plancia da 15,4 pollici ce n’è un secondo da 15,6, articolato sul padiglione, a servizio dei passeggeri centrali e posteriori. Già disponibile in Cina, la EM90 sarà successivamente proposta anche sugli altri mercati mondiali. \n\n\n\n