Lotta di classe

La Volvo 164

Con questo modello, 55 anni fa la Volvo inizia a scalare posizioni tra le grandi berline. E crea i presupposti per essere percepita come brand di lusso

Non fu una prima volta, ma quasi. Di sei cilindri in linea la Volvo ne aveva prodotte anche in passato. Anzi, a parte le originarie ÖV4 e PV4, dal 1929 al 1944 costruì solo vetture con questo frazionamento, prima di tornare al quattro cilindri con la PV444. Assemblate, nel 1958, le ultime PV800, il “sei” sparì dalla gamma Volvo. Vi fece ritorno dieci anni più tardi con la 164, presentata 55 anni fa, nell’autunno 1968. Come indicava la costruzione delle cifre di quel tempo: serie 100, sei cilindri, quattro porte. A rendere possibile questo ritorno la disponibilità, come base di partenza, della berlina 144 nata due anni prima, di cui la 164 era per molti versi un upgrade.



La 164 è una 144 con passo allungato di 10 centimetri nel dash to axle, cioè nel volume anteriore, tra la base del parabrezza e l’avantreno. L’allungamento si rese necessario per il superiore ingombro longitudinale del motore a sei cilindri rispetto a quello a quattro. Nell’occasione venne ridisegnato completamente il frontale, la cui calandra stretta e alta associata a fari circolari suggeriva una certa imponenza e la rendeva molto riconoscibile, diversa dal razionalismo essenziale della 144, la cui griglia era viceversa sviluppata orizzontalmente. In questa immagine il momento finale dell’assemblaggio sulla linea di produzione di Torslanda.



Anche il motore B30 della 164 è un diretto derivato della 144: del suo B20 conserva la testata in ghisa, la distribuzione a valvole in testa e mantiene le medesime misure di alesaggio e corsa, con l’aggiunta di due cilindri. Nella prima release, con alimentazione a carburatore, sviluppa 145 cavalli, che diventano 175 sulla 164E a iniezione che debutta nel 1971. Sulla 164 aprire il cofano appaga la vista: il lungo coperchio delle punterie spazzolato, il filtro dell’aria king size, il basamento verniciato in rosso, stesso colore che identifica i cablaggi delle candele. Straordinario anche l'ordine con cui sono disposti la vaschetta di recupero del radiatore, il recipiente del lavavetri e il serbatoio del liquido idraulico dei freni nonché i regolatori elettrici. Tutto, qui, parla di attenzione ai dettagli.

La plancia è, a sua volta, coincidente con quella, lineare e modernissima, della serie 142-144-145 (cioè le berline a due e quattro porte e la station wagon realizzate sulla medesima base). Sviluppata in orizzontale senza alcuna interruzione della palpebra superiore, ha uno stile minimalista che, pur nell’assoluta diversità delle epoche e delle tecnologie, fa quasi pensare all’essenzialità delle EX90 ed EX30 dei nostri giorni. Tra le sue particolarità, un piccolo cursore rosso alla base della scala tachimetrica che può essere riposizionato in corrispondenza del limite di velocità della strada che si sta percorrendo: anche con le possibilità analogiche del tempo l’attenzione alla sicurezza è sempre al centro dell’attenzione dei progettisti Volvo.



La cura dell’abitacolo — con sedili ampi, confortevoli e dotati, per gli occupanti anteriori, di regolazione lombare — è uno degli elementi che permette alla 164 di affermarsi come una delle referenze europee nel settore delle ammiraglie. La cura delle finiture, l’accurata selezione dei materiali e l’attenzione alla sicurezza (le cinture sono già presenti sia davanti sia dietro, e non mancano gli appoggiatesta) sono gli elementi che permettono alla Volvo, grazie alla 164, di farsi conoscere non solo come costruttore dalla proverbiale affidabilità ma anche come uno dei protagonisti del mercato premium. La costruzione di una reputazione nell’alto di gamma della Volvo parte proprio da qui.