Partita doppia

I settant’anni della Duett

Nel 1953 la Volvo presenta la sua prima station wagon: una funzionale vettura multitasking che può trasportare cose e persone

Oggi l’idea di una station wagon è talmente assimilata da sembrarci quasi scontata. Settant’anni fa, no. Nei primi anni Cinquanta esistevano automobili e veicoli per il trasporto. La Volvo ebbe l’idea di unire le due funzioni in un’unica vettura, declinando con dimensioni e caratteristiche adatte ai mercati europei quanto già in precedenza era stato espresso negli Stati Uniti con le cosiddette woodies: enormi familiari con fianchi rivestiti in legno. Privilegiando la funzionalità, la Duett (nome in codice della prima serie, PV 445) aveva una carrozzeria interamente metallica, due porte laterali e due accessi a battente posteriori. Il nome Duett, mai stampato ufficialmente sui documenti eppure impiegato anche dalla Volvo nella comunicazione pubblicitaria, riassume in modo immediato e didascalico il concetto di doppio uso.



Già prima che la Duett arrivasse sul mercato erano esistite delle giardinette derivate meccanicamente dalla Volvo PV 444. Erano, però, esecuzioni appaltate ad atelier esterni e realizzate su un telaio separato, diversamente dalla berlina che aveva la carrozzeria portante. Quando decise di allestire direttamente in fabbrica una station wagon la Volvo continuò a usare la struttura di base con longheroni e traverse, giudicata più idonea della monoscocca a sostenere il peso degli oltre tre metri cubi di merci che la vettura poteva trasportare. La parte bassa della zona di carico era rivestita con listelli di legno: belli a vedersi ma soprattutto funzionali visto che agevolavano lo scivolamento del carico.



La grande versatilità della Duett la rese particolarmente adatta a ricavarne derivazioni commerciali. Come questo furgoncino che coincideva con la giardinetta dalla quale erano stati eliminati il divanetto e i vetri laterali posteriori, rimpiazzati da pannellature in lamiera. Lo slogan della vettura (idealvagnen för lätta transporter) significa: il veicolo ideale per il trasporto leggero. Si tratta, in questo caso, di una vettura “demo” utilizzata dai concessionari per pubblicizzare la versatiità della PV 445. Che sino al 1957 era mossa dal motore quattro cilindri 1,4 litri da 44/51 cavalli; in quell’anno avvenne lo switch in favore del più tonico millesei da 60 cavalli. Tutte le PV445, indipendentemente dal motore montato, sono riconoscibili per il caratteristico parabrezza diviso in due parti.

L’eccezionale luminosità interna e la grande disponibilità di spazio sono un’ulteriore conferma della vocazione di questa Volvo — e di ogni Volvo — a mettere al centro le persone facendole sentire accolte e protette. In questa immagine una PV 445 DH, quindi la serie degli anni 1953/1956, che rispetto alle primissime berline di fine anni ’40 aveva la strumentazione dietro il volante e non più in posizione centrale. Nelle brochure commerciali si leggeva che “la Duett è una camera d’albergo a quattro ruote. Con il divano posteriore abbassato diventa una spaziosa stanza da letto nella quale si può dormire senza spendere nulla”. Per il mercato americano vennero approntate versioni con verniciatura bicolore, gomme a fascia bianca, tendine e portapacchi cromato.



Quando, nel 1962, la Volvo presenta la Amazon, la sua prima station wagon a cinque porte, la Duett continua imperterrita la sua corsa. Il solo colpo d’occhio spiega perfettamente le ragioni della coesistenza tra due idee tanto differenti e alternative di automobile: la station elegante a cinque porte da una parte, la sintesi tra una familiare e un veicolo da lavoro dall’altra. In questo caso resa più giocosa dal bicolore e dal motivo a tendina sulla parte anteriore del padiglione. Gli stessi numeri di produzione del 1963, primo anno intero sulle linee di montaggio per questa variante della Amazon, confermano quanto equilibrata fosse la ripartizione degli spazi commerciali tra le due: vennero infatti costruite 9.675 unità della Amazon e 7.674 della Duett la cui produzione sarebbe continuata sino al 1969, quando già da due anni era in listino la ben più moderna 145.