Personalità multipla

Focus sulla 1800 ES

Esempio straordinario di design funzionale, questa shooting brake ha coniugato la sportività della 1800 S con la praticità delle station wagon

Mettere insieme l’eleganza sportiva della 1800 S con la praticità concreta delle station wagon: la Duett prima, la Amazon poi, la 145 quindi. L’impresa che la Volvo chiese, alla fine degli anni ’60, ai suoi designer, fu di quelle da far tremare le vene e i polsi. Giudicando il risultato — la 1800 ES che venne introdotta ad agosto 1971 — l’esecuzione fu semplicemente straordinaria. Nacque la più intrigante shooting brake di sempre: un mesh-up tra coupé e giardinetta che sembra ancor oggi, oltre mezzo secolo più tardi, il manifesto del design funzionale della Volvo. Di quell’idea secondo cui la forma segue la funzione, perché della bellezza fine a se stessa un automobilista non sa che farsene. Qui, invece, tutto è perfettamente armonizzato: un muso lungo che suggerisce l’idea di grande dinamismo e un abitacolo raccolto che si “chiude” con un vano di carico particolarmente ampio e modulabile.



La E della sigla ES sta per Estate, giardinetta in inglese: per rimarcare, sin dal nome, la perfetta sintesi tra i know-how del marchio. Questo bello spaccato evidenzia la praticità del vano di carico, la cui capienza può essere incrementata abbassando lo schienale della panchetta posteriore; e la meccanica, che fa appello alla tradizione con motore longitudinale a quattro cilindri in linea e trazione posteriore. Ma si riesce anche, da questo disegno, a cogliere una delle peculiarità di stile della 1800 ES: il portellone a giorno, composto cioè dal solo lunotto, senza alcuna cornice metallica. Ancora una volta design, sì, ma direttamente connesso alla funzionalità perché un’apertura unicamente vetrata è più leggera e semplice da movimentare, impegna meno gli ammortizzatori a gas che la sostengono ed è più larga e alta, contribuendo in questo modo a massimizzare la visibilità, specie in manovra.



A una sportiva si chiede che abbia non solo un motore brillante, garanzia di una guida sicura in tutte le condizioni stradali in cui un supplemento di potenza sia utilizzabile e auspicabile, ma anche un assetto di guida coerente con la sua indole. Guardate questo assieme dei posti anteriori: non vi viene voglia di salire a bordo e prendere il volante? Seduta bassa, lunga quanto basta a sostenere le gambe di un conducente anche molto alto, appoggiatesta integrati, regolazioni multiple della poltrona, volante a calice, leva cambio corta e bella alta sul tunnel, in modo da essere sempre perfettamente a portata di mano. E poi una linea di cintura elevata che fa sentire protetti e, insieme, un parabrezza panoramico che migliora la visibilità di marcia. Più invito al viaggio di così…

Il design funzionale ritorna anche — e ancora di più — sulla plancia, in cui elementi sportivi (la strumentazione a sette quadranti circolari, la maniglia di appiglio per il passeggero) si associano a finizioni che esaltano l’aspetto elegante della vettura: le modanature in legno, le uscite regolabili del climatizzatore, l’apparecchio radio, la leva selettrice del cambio automatico, fornita in alternativa alla trasmissione manuale. Il continuo intreccio tra stile e praticità ritorna, ad esempio, sulla fascia nera imbottita antiurto e antiriflesso come pure sui tiranti ben dimensionati e identificati da ideogrammi molto grandi, perché ogni azionamento sia sempre a portata di mano e non costituisca mai una potenziale distrazione durante la guida.



Alla Volvo lo stile non è mai un caso. Non solo ogni forma segue un preciso indirizzo funzionale: il design di ogni nuovo modello tiene conto delle esperienze del passato, declinandone gli aspetti volta per volta più interessanti in modi coerenti con il trascorrere delle epoche. E così, dopo avere “citato” il portellone tutto vetro della 1800 ES sulla 480 ES nel 1986, vent’anni più tardi la stessa impronta di stile è stata trasmessa alla C30, che vediamo in questa immagine accanto alla sua musa ispiratrice del 1971. Non, dunque, una tentazione neoretro, che consiste nel riproporre lo stesso disegno con forme rinnovate, ma un impiego del passato come fonte di ispirazione per il futuro. L’ennesima riprova che l’heritage non è una faccenda per nostalgici, ma un modo per ritrovare, sulle Volvo di oggi e di domani, le motivazioni che hanno reso importanti quelle di ieri.